Figlia del giornalista Luigi Barzini e sorellastra di Giangiacomo Feltrinelli, Benedetta Barzini è uno dei nomi più importanti della moda italiana. Notata per caso mentre passeggiava in una via di Roma, è stata una delle modelle italiane più famose al mondo, immortalata da grande della macchina fotografica come Richard Avedon e amica di geni come Dalì e Wharol.
Oggi, a 76 anni compiuto lo scorso settembre e con all’attivo numerosi ingaggi come modella evergreen da parte di brand come Armani e Gattinoni, ha recentemente parlato del suo rapporto con il tempo che passa.
Intervistata sulle pagine di Famiglia Cristiana per il numero uscito lo scorso 20 dicembre, ha affermato di non badare alle proprie rughe e di aver lasciato che la natura “scrivesse” sul suo volto.
“Il tempo ti modifica, ma chi se ne frega. Nessuno vuole essere amato perché è bello ma perché è una persona”: non possiamo che essere d’accordo con queste parole, che richiamano un concetto che ricordiamo sempre quando parliamo di medicina estetica intelligente, un approccio che permette di migliorarsi senza snaturare la propria unicità.
Nel corso dell’intervista ha anche toccato il tema della chirurgia estetica, affermando che le donne che la scelgono le fanno “una tenerezza infinita” e che vorrebbe “aiutarle a pensare ad altri valori”.
Si tratta di un punto di vista legittimo (se tutti avessero la stessa opinione il mondo sarebbe molto noioso e non ci sarebbero mai stati dibattiti ricchi di interesse su diversi temi), ma sul quale ci sentiamo di dire una cosa, ribadendo ancora una volta che la medicina e la chirurgia estetica, ormai da anni, non sono più sinonimo di rincorsa sfrenata verso quella falsa perfezione che snatura.
Oggi il trattamento e l’intervento perfetto sono quelli che ci sono ma che non si vedono, migliorando la bellezza e l’unicità di chi li sceglie che, come dimostrano casi come quello di Jane Fonda, riesce ad affrontare il tempo che passa senza rinnegare la propria unicità.