Fulvio Pellegrino – prima del percorso transessuale
Le storie dei transessuali non sono mai semplici da raccontare, sono casi difficili, colmi di dolore per chi, come Fulvia, non è riuscita a far convivere la propria anima nel corpo in cui è nata: “È difficile crescere con un corpo che non è il tuo. Fai di tutto per mascherarti, giochi a calcio, bevi birra, acquisti 4×4 e vai a sparare. Ma lo sai che è una maschera e hai bisogno di buttarla via per diventare quello che sei”. Se all’anagrafe è ancora Fulvio Pellegrino, oggi Fulvia si dice soddisfatta del lungo percorso che ha deciso di intraprendere anche con il supporto morale della sua ex moglie Marisa, a cui nel 2000 ha rivelato la sua vera identità: “Mi sentivo intrappolata nel mio corpo. Mi nascondevo in garage, e mi vestivo e truccavo come una donna. Non ho mai mostrato quel lato di me perché mi vergognavo”. Nato in una famiglia molto cattolica, sin da adolescente ha capito che il suo desiderio più grande era diventare una donna: “Vivevo con la mia famiglia che aveva una mentalità ristretta e molto religiosa. Non ho mai manifestato la mia volontà, sarebbe stato impossibile con mio padre. Aveva avuto tre figli maschi e così doveva essere”.
E così, in concomitanza a sedute psichiatriche, continue cure ormonali, Fulvia, ha speso oltre 76.000 euro in trattamenti di medicina estetica e interventi di chirurgia estetica, tra cui una mastoplastica additiva, per provare ad arrivare ad essere quello che vorrebbe. E se ancora la sua “perfezione” non l’ha raggiunta, si spera che qualcuno la faccia ragionare, spiegandole che quella perfezione ideale che tanto brama non esiste. Forse.
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