La rottura della protesi mammaria è un evento che si può manifestare occasionalmente a seguito di mastoplastica additiva, ovvero l’intervento di chirurgia plastica che serve a ingrandire il volume del seno.
La mastoplastica additiva può essere di varie tipologie:
I rischi di rottura di una protesi sono principalmente dovuti ai materiali di cui è composto l’impianto.
Infatti tutte le protesi mammarie presentano una sorta di guscio esterno in silicone, e questo materiale può arrecare più facilmente una lacerazione o un foro che vengono chiamati “rottura”.
Le cause della rottura di protesi mammaria sono essenzialmente:
– Invecchiamento del materiale
– Trauma causato da incidente stradale o altro
– Difetti di fabbrica
– Disattenzione del chirurgo che ha effettuato l’intervento
Tra le cause di rottura di una protesi mammaria è da considerare anche lo strumento chirurgico utilizzato durante l’intervento, che se incautamente utilizzato può lacerare la protesi in silicone.
La rottura di protesi mammaria è classificata in due tipologie:
– Rottura intracapsulare
– Rottura extracapsulare
Va tenuto presente che, a seguito della guarigione da una mastoplastica additiva, si crea una capsula cicatriziale composta da tessuto nuovo che si forma intorno all’impianto.
In caso la rottura sia intracapsulare significa che la protesi si lacera ma il suo contenuto resta ancora all’interno della capsula cicatriziale; se invece la rottura è extracapsulare significa che il contenuto fuoriesce dalla protesi, espandendosi nell’organismo.
Non è difficile immaginare che la rottura intracapsulare non costituisce un rischio particolare per la salute della paziente, che molto spesso non ne è nemmeno consapevole, mentre la rottura extracapsulare causa rischi alla salute, diversi a seconda del materiale impiegato nell’impianto.
Le protesi mammarie sono costituite da una capsula di silicone, che può racchiudere una soluzione salina (casi più rari), oppure costituite da gel di silicone (che può essere più o meno compatto).
Nel primo caso, la soluzione salina, essendo liquida, si diffonde nel resto del corpo molto velocemente sgonfiando il seno, il vantaggio è però che tale soluzione viene assorbita dal corpo senza rischi.
La rottura di protesi in gel di silicone non coeso, invece, costituisce il maggior rischio, poiché in questo caso il gel assume una forma quasi del tutto liquida e fuoriesce dalla capsula entrando nell’organismo della paziente. Il rischio, in questo caso, è che il gel di silicone liquido non venga assorbito dal corpo.
Il gel in silicone liquido, quindi, si può diffondere in altre zone dell’organismo, ad esempio i linfonodi o i polmoni, e creare (anche se raramente) dei grumi posizionati in varie zone (braccio, ascella, torace o altre aree). La paziente può andare incontro, a seconda di dove e come migra il gel in silicone, a ingrossamento dei linfonodi, infiammazione del seno o nei casi più gravi ad un tumore chiamato linfoma anaplastico a grandi cellule.