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I Ken umani: uno diventa “angelo”, un altro muore.

09 Giu 2015

justin-jedlica

Non ci piace parlare di chirurgia estetica estrema. Il nostro desiderio maggiore sarebbe venire a sapere che casi come quello di Justin Jedlica, il giovane che si è sottoposto a più di 90 operazioni con l’obiettivo di assomigliare a Ken, non si verificano più. Purtroppo non è così e abbiamo il dovere di ricordare un’altra volta che queste follie non sono chirurgia estetica, ma il frutto di vere e proprie malattie psichiatriche.

Torniamo a parlare di Jedlica – lo vediamo nella foto qui a fianco – per raccontare della sua ultima dissennata trovata: non contento di aver speso più di 200.000 euro in interventi che l’hanno reso simile all’immortale fidanzato di Barbie, il 35enne slovacco ha stravolto ulteriormente il suo corpo. In che modo? Facendosi impiantare sulla schiena delle protesi tali da ricordare le ali di un angelo.

Il giovane racconta la sua vita sui social e si dice stupito per le affermazioni di chi lo considera un tossico della chirurgia estetica. Lui senza dubbio ha dei grossi problemi, ma i medici che l’hanno ridotto così non sono da meno e dovrebbero smettere di fregiarsi del titolo di ‘professionisti’, in quanto sono solo un pericolo per la vita dei pazienti e un’offesa a chi lavora con etica e sacrificio, ricordando il dovere morale di dire ‘no’ davanti a certe richieste che non stanno né in cielo né in terra.

Spendere migliaia di euro per sfidare la natura può avere infatti degli effetti devastanti, come dimostra il caso di Celso Santebanes. Celso si è spento il 4 giugno in una clinica brasiliana alla giovanissima età di vent’anni. Anche lui “famoso” – non riusciamo a non mettere le virgolette – per aver speso una fortuna in interventi di chirurgia estetica con l’obiettivo di assomigliare a Ken, era affetto da una forma di leucemia provocata dalle eccessive iniezioni di idrogel. La sua ossessione per il pupazzo della Mattel era iniziata quando aveva solo 16 anni, in seguito alla vittoria in un concorso di bellezza. L’epilogo della vicenda, purtroppo, porta in evidenza una storia che mai si vorrebbe sentire.

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