L’anno che ci stiamo lasciando alle spalle ci ha insegnato tantissime cose. Ci ha per esempio aiutato a prenderci cura di noi in maniera più consapevole, riflettendo su come ci muoviamo e su quello che mangiamo come mai prima.
Informarsi sui consigli di buona alimentazione nel 2020 ha significato, per forza di cose, aver sentito parlare almeno una volta di Intuitive Eating. Di cosa si tratta? Prima di entrare nel vivo delle caratteristiche di questo approccio all’alimentazione – per essere precisi, bisognerebbe parlare di stile di vita – ricordiamo che non si tratta di una moda degli ultimi mesi. Tutto è infatti iniziato nel 1995, con la pubblicazione del libro Intuitive Eating: A Revolutionary Program That Works.
Grazie a questo volume firmato dalle dietiste Evelyn Tribole ed Elyse Resch, il mondo ha iniziato a conoscere un modo di rapportarsi all’alimentazione che mette in secondo piano le regole e i conteggi calorici, dando invece spazio a un rapporto con il cibo basato sulla serenità, sulla naturalezza e sull’autoregolazione.
Attenzione: nel momento in cui si mangia intuitivo, non bisogna dimenticare di darsi un freno. Questo stile di vita deve essere visto più che altro come un modo di considerare il cibo come un piacere e come una fonte di soddisfazione delle nostre necessità vitali.
L’Intuitive Eating – che come dimostrato da questo studio condotto nel 2017 da un’equipe dell’Australian Catholic University di Melbourne può influire positivamente sulla percezione dell’immagine corporea – si fonda su 10 pilastri.
Il primo prevede il fatto di rifiutare la mentalità dietetica (oggi come oggi, tendiamo ancora a buttarci su regimi restrittivi quando non servono concretamente e soprattutto senza chiedere consigli agli specialisti). Il secondo, invece, ci ricorda di onorare la nostra fame.
Questo significa, per esempio, non demonizzare alcuni macronutrienti, carboidrati in primis. Quelli a lento assorbimento provenienti da cibi integrali sono infatti fondamentali per un regime alimentare salutare e completo.
Cosa dice il terzo pilastro? Di fare pace con il cibo e di evitare, eccezion fatta per i casi in cui lo indica il medico in maniera specifica, di privarsi di un determinato alimento. Proseguiamo con il quarto pilastro, grazie al quale abbiamo imparato a conoscere quella che le ideatrici dell’Intuitive Eating definiscono “polizia alimentare”, rammentando l’importanza di non lasciarsi influenzare dalla mentalità altrui quando si sceglie cosa, quanto e quando mangiare.
Il quinto pilastro si focalizza su un aspetto cruciale: la sazietà. Fondamentale è imparare a leggere i segnali che il corpo ci lancia, in modo da arrivare, piano piano, a conoscere il nostro limite.
Con il sesto pilastro impariamo un’altra cosa importantissima, ossia a soffermarci sul cibo guardandolo come un piacere di cui non è il caso di privarsi. Con il settimo, invece, si chiama in causa la centralità delle emozioni, che devono essere ascoltate evitando di aggrapparsi all’eccesso di cibo come a una chiave risolutiva.
Gli ultimi tre pilastri, che mettono in primo piano la cura del corpo dal punto di vista dell’esercizio fisico e del riposo, ci accompagnano alla fine di questa nostra breve parentesi dedicata a un approccio all’alimentazione che ci spinge a interrogarci ogni giorno su come viviamo e sui dettagli delle nostre giornate (mangiare intuitivo vuol dire anche cambiare colazione sulla base degli impegni specifici delle ore successive).
Tutto questo, chiaramente, ci insegna a valorizzare il tempo che abbiamo a disposizione e la nostra unicità, due doni la cui centralità non deve mai essere dimenticata, nel 2021 e in tutti gli anni a venire!