Ci piace spesso ricordare l’importanza della personalizzazione degli interventi di medicina e chirurgia estetica. La visita preliminare, durante la quale il medico studia le caratteristiche del paziente e ne intercetta le esigenze, è fondamentale al proposito.
A sottolineare la centralità della personalizzazione per quanto riguarda gli interventi di medicina estetica ci aiuta una recente ricerca condotta dall’American Society of Plastic Surgeon, che ha sottolineato come, dopo i 40, i cambiamenti nella zona T del viso siano diversi tra uomini e donne.
Le donne, per esempio, tendono a perdere massa ossea – attenzione, non tutti i cedimenti sono il risultato della diminuzione di collagene ed elastina – nella zona alta del triangolo nasale, dove compaiono spesso le odiatissime rughe gabellari, che si possono attenuare ricorrendo al botox. Negli uomini, invece, tendono a cedere soprattutto le guance, il che implica la comparsa delle rughe naso-labiali.
La ricerca dell’American Society of Plastic Surgeon ha parlato anche di una crescita della chirurgia estetica nella popolazione over 65 (si parla di un aumento del 350% negli ultimi 5 anni). Questo è senza dubbio positivo – casi come quello di Jane Fonda lo testimoniano – ma rende anche necessaria un’attenzione specifica alla qualità del rapporto con il medico, che deve fare un’anamnesi completa della condizione del paziente, assicurandosi che non soffra di patologie come diabete e ipertensione.
L’approccio alla chirurgia e medicina estetica è sempre più personalizzato, mini invasivo e rispettoso delle caratteristiche naturali del paziente. Per fortuna, perché nel passato recente di errori ne abbiamo visti di ogni genere.